
Settimana scorsa ero a Ferrara, la mia città del cuore, e come di consueto ho spedito un nutrito drappello di cartoline ad altrettanti amici, aggiungendone in corsa qualcuno.
Inizialmente ne spedivo poche, giusto alle persone a cui sapevo faceva ancora piacere riceverne: mia madre, mia suocera, il mio caro professor Renzo Talamona che considero di famiglia, un paio di amici strettissimi che sento ogni giorno o quasi. Col passar del tempo ho ampliato il ventaglio di amicizie a cui scrivere un pensiero di penna da un luogo dove il cuore si sente libero dai soliti gioghi, libero di esprimere con la genuinità della calligrafia a mano le emozioni del momento.
Mando ora dai vari viaggi una dozzina di cartoline che parlano d’arte, soprattutto, e di come mi sento disposta in un determinato momento: si tratta di anime affini, che ricevono un saluto ‘viaggiato’, e che sempre ringraziano di cuore. Mi fa piacere che abbiano di me qualcosa di concreto mentre sono altrove, ma non col pensiero: in quel momento ero a scrivere proprio per loro, e chi sa cosa sia per me la scrittura, un impegno fisico oltre che di cuore e di mente, può immaginare il significato che io attribuisco ad una, tutto sommato, banale cartolina mentre la sto firmando.
Firmare una cartolina per una persona cara è un gesto tutt’altro che scontato. Passato sicuramente di moda, soprattutto fra gli italiani – mentre gli stranieri, mi confermano da diverse città, ne acquistano e spediscono ancora molte -, reca il segno della nostra presenza in un luogo fisico che abbiamo voluto condividere con l’altro non in maniera astratta, come uno scatto inviato per WhatsApp, che potremmo spedire da un luogo qualsiasi, diverso da quello della fotografia, agganciando il destinatario ovunque egli si trovi, ma che è stata reale – fa fede il timbro postale – e che vuol tornare a riattualizzarsi nelle mani di chi riceve, ogni volta che tornerà a rileggerla.
Nella cartolina non ci sono selfie e l’immagine di per sé non è personalizzata, ma è sicuramente scelta con criterio, così come le parole pesate che la accompagnano, che in un breve spazio acquistano un sapore di resistenza al tempo.
La cartolina è il sonetto della corrispondenza: in poche, misurate righe condensa un ragionamento che mira a farsi colloquio intimo e prezioso.
P.s. ad oggi la palma della velocità nella ricezione di cartoline è da assegnarsi al tragitto Ferrara- Malnate, che ieri ha recapitato a mia sorella e a mia madre le prime cartoline spedite sabato pomeriggio dalle Poste Centrali ferraresi: dato che la domenica le poste sono chiuse, da lunedì a giovedì ci hanno impiegato solo quattro giorni ad arrivare. Idem valga per Binago. Nella giornata di oggi, venerdì, sono giunte a destinazione le prime cartoline a Varese.
E voi scrivete ancora cartoline?