La Madonna delle Grazie e il Duca Francesco

Ieri cadeva la ricorrenza della Madonna delle Grazie, che popolarmente viene anche detta Madonna dei Miracoli. A Varese una splendida sua immagine, di autore ignoto, effigiata in San Vittore, è posta sull’altare della cappella del Rosario ed è contornata da quindici tondi dipinti dal Morazzone fra il 1615 e il 1617.

La storia della devozione a questa Vergine è stata raccontata da Chiara Zangarini in una monografia edita da Macchione (per la verità in tandem con l’Addolorata, sempre in Duomo) che mi riprometto di leggere presto.

Di mio aggiungo solo che il Duca Francesco III d’Este (1698-1780), festeggiando il suo genetliaco proprio il 2 luglio, le era particolarmente devoto e ne aveva fatto la sua personale, segreta protettrice nel dorato buen retiro varesino.

Del resto la patrona degli Estensi era sempre stata a furore di popolo la Madonna delle Grazie della Cattedrale di Ferrara; e lui, che nell’esilio modenese della devoluzione era nato e cresciuto, eleggendo Varese come patria esiziale aveva ritrovato in quest’immagine sacra il rifugio del suo cuore ramingo. Cuore che mai aveva potuto legarsi né al nume tutelare della madrepatria estense sottratta alla sua casata un secolo prima della sua nascita, né tantomeno alla propria madre terrena, mancata troppo presto per lui bambino.

Quanto gli ricordava la sua mamma, Carlotta Felicita di Hannover, questa Madonna bruna dal manto rosso? Forse il segreto del cuore perduto e mai ritrovato di Francesco è proprio da cercarsi in qualche misura in questo trauma antico.

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