
La Bambina coi Fiori di Giacomo Balla, 1902 circa
Care lettrici, cari lettori,
come saprete, l’equinozio di primavera si è verificato ieri mattina, 20 marzo, ma per tradizione siamo abituati a considerare il 21 come primo giorno di primavera. Di fatto, mi piace pensare – anche se oggi a Varese il tempo è incerto, e nelle prossime ore è prevista la pioggia – di essere ufficialmente nella stagione della rinascita, che si preannunciava già dalle prime viole di fine febbraio.
Mi sembra la giornata perfetta per raccontarvi della splendida mostra che ho visitato, sotto l’inaugurazione, nel fine settimana scorso. Ve l’avevo preannunciata addirittura in dicembre sulle pagine di questo blog, quando vi scrivevo di un delizioso “personaggio” – proprio quello che apre in immagine questo articolo assieme a me che scrivo – che sarebbe divenuto la testimonial viaggiante della primavera di Varese nel 2025… ma andiamo per gradi.

La mostra in questione è Flora, un’idea straordinaria concepita dallo staff della Fondazione Magnani-Rocca in quel di Mamiano di Traversetolo, in collaborazione con il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (Mart), da cui provengono molte opere dell’allestimento.
Prima di parlarvi della mostra, permettetemi però di ricordare brevemente la figura a cui la Fondazione deve i natali.
Figlio di un proprietario terriero e imprenditore agricolo-caseario reggiano, Giuseppe, e della nobildonna Eugenia Rocca di Chiavari, il critico d’arte, letterato e musicologo Luigi Magnani (Reggio Emilia 1906- Mamiano 1984) si trasferisce nella magione acquisita dai conti Zileri – Dal Verme con la famiglia a Mamiano a partire dal 1941 e qui, attorno ad un nucleo fondativo di opere acquisite grazie al sodalizio con l’artista bolognese Giorgio Morandi, ha inizio l’avventura della collezione. Magnani, fra i fondatori di Italia Nostra, insegna per lungo tempo alla Sapienza di Roma (Storia delle arti decorative del manoscritto e del libro); nel 1976 si ritira dall’insegnamento e torna a vivere stabilmente a Mamiano, dove l’anno successivo, dando avvio alla Fondazione, allestisce una pinacoteca con pezzi di straordinario valore, da Tiziano a Durer, da Goya a Canova. Al piano superiore della villa, un tempo occupata dalle camere personali di famiglia, oggi sono ospitate la raccolta delle opere di Cézanne (ad oggi unica in Italia per valore) e pezzi di enorme pregio di Renoir, Monet, Matisse, De Pisis, Guttuso, Severini, De Chirico, Manzù. Fidatevi: una meraviglia davvero rara da assaporare.
Ma ora torniamo a Flora: favolosa pensata è stata quella di allestire un percorso interamente dedicato ai fiori nell’arte italiana dal Novecento ad oggi. “Non c’è pittrice o pittore del Novecento che non abbia dipinto fiori, seguendo una vocazione intima e una personalissima interpretazione, una sfida rappresentativa. Il fiore è un soggetto semplice, ma è anche un universo di simboli complessi, di forme sofisticate e per questo irresistibile” spiega Daniela Ferrari, curatrice assieme a Stefano Roffi. La mostra si apre con un biglietto da visita effervescente, la riproduzione di Flora Magica di Fortunato Depero, scenografia del poema sinfonico “Le chant du Rossignol” di Igor Strawinskij (1917), per poi snodarsi attraverso nove sezioni: Nel segreto dei giardini, Simbolici, Futuristi, Regine di Fiori, Una rosa è una rosa è una rosa, Recisi, Silenziosi, Inquieti, Flora contemporanea. Più di 150 opere in dialogo fra di loro e con il meraviglioso parco recentemente restaurato, attraversano tutta l’arte del XIX secolo dalla prospettiva umile dei fiori, che nella trasfigurazione artistica e nella presentazione corale assume in contrasto retorico una potenza decisamente inaudita.

La voce dei fiori, nella sua complessità semantica – un fiore può parlare di freschezza e di gioventù ma anche di fragilità e decadimento; può simboleggiare bene e male, libertà e prigionia, serenità e angoscia, dolore e gioia, amore e odio – coinvolge in prima battuta nell’allestimento della Villa dei Capolavori le firme dei grandi amici di Magnani De Pisis e Morandi per continuare con Boldini, Guttuso, Pellizza da Volpedo, Boccioni, Mafai, Balla e tanti altri, compresi poeti in versione inedita di pittori come Toti Scialoja e Pasolini (quest’ultimo con l’enigmatico autoritratto Uomo dal fiore in bocca). Enumerarli tutti sarebbe abbandonarsi allo sterile elenco mentre il proposito di questa pagina è un invito sincero a visitare la mostra e la Fondazione, non una ma più volte come farò probabilmente io che sto dedicandomi da qualche tempo alla tematica floreale in una artista obliata da riscoprire. A questo punto però devo portarvi a conoscere… la mia opera del cuore, come vi dicevo in esordio: la Bambina coi fiori di Giacomo Balla (1871-1958), che avevo salutato recentemente al Castello di Masnago1

Alla Fondazione Magnani la “mia” Bambina chiude la seconda sala, quella dedicata ai giardini, aperta proprio da un paesaggio romano di Giacomo Balla, Alberi e siepe a Villa Borghese: Balla, che era di origine torinese, aveva trasferito il suo genio creativo nella Capitale; la cosa affascina ancor di più giacché la “Bambina” potrebbe essere, quantomeno in una interpretazione tradizionale, il ritratto della sua prima figlia, Luce, che come sappiamo è anche il nome della testimonial del Giubileo di quest’anno. In ogni caso questo dipinto di una dolcezza ipnotica, attribuibile al periodo divisionista del pittore, è esposto con un’illuminazione e una strategia collocativa che rivelano tutta la complessità del tratteggio e la dinamicità della luce, appunto, che ne costituisce il messaggio: esposta accanto al Mattino di Primavera di Umberto Moggioli (1918) e in delicato colloquio con la Modella dai capelli rossi tra due paesaggi (1905 circa) sempre di Balla e la Donna in Giardino (1910) di Umberto Boccioni, è l’ultima opera della stanza dei Giardini che introduce alle successive sezioni dei Simbolisti e dei Futuristi.

Qui Balla, indiscusso protagonista della nuova estetica, torna a raccontare i fiori nell’audace e progressista visione geometrica del Bal-Fiore, del Fiore Futurista, di Espansione di primavera assieme ai colleghi del Manifesto Futurista.


Insomma: la Bambina coi fiori, tornata a primavera dal suo papà, non poteva che essere coccolata più degnamente. Una messaggera gentile per la Città Giardino, di cui mi piacerà parlare ancora, giacché risale a pochi giorni fa – al 20 di febbraio -la firma del sindaco Davide Galimberti sulla delibera di prestito alla Pinacoteca Zust di Rancate, altra fondazione a me molto cara, che ospiterà il dipinto delle collezioni varesine durante la mostra “E non chiamateli accessori!” che vi si svolgerà dal 19/10/2025 al 22/02/2026.
FLORA, l’incanto dei fiori nell’arte italiana dal Novecento ad oggi.
Villa dei Capolavori, Fondazione Magnani – Rocca
Mamiano di Traversetolo (Parma)
15 marzo-29 giugno 2025
Curatori: Daniela Ferrari e Stefano Roffi
Per gli accrediti stampa: Studio Esseci di Stefano Campagnolo, Padova
Ingresso ridotto per gli Studenti Universitari di Lettere di tutte le università italiane.



- In occasione della splendida conferenza dell’8 marzo di Serena Contini sulle donne di Hayez ero andata a verificarne la partenza nella sala del piano superiore, accanto alla Tamar di Giuda, e in effetti era già partita!
Eccomi in foto… con lei in absentia.
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