Voci femminili al castello di Masnago

Tamar, di Francesco Hayez

Oggi, complici la caduta di ieri mattina e il Blue Monday, mi sento tanto come la mia amica Accidia della Sala dei Vizi e delle Virtù al Castello di Masnago, e quindi devo cercar di reagire scrivendo qualcosa di buono. Ma prima di tutto vorrei ringraziare i miei Lettori e le mie Lettrici, perché con grande piacere le statistiche degli ultimi giorni parlano chiaro: con le mie sole forze, senza appoggiarmi ad alcun editore, ho la mia cinquantina di visualizzazioni giornaliere di media, che per un blog di nicchia come il mio sono semplicemente fantastiche, insperate direi.

L’Accidia, Sala dei Vizi e delle Virtù, Castello di Masnago

Ci tengo a fare un ragionamento con voi. Non so francamente se ambire a potenziare la diffusione della Voce o preferire lo status quo: quello che mi interessa è continuare a raggiungere le corde di chi prova piacere a leggermi, e so di essere impegnativa e non per tutti. Sapete cosa scriveva Boccaccio sempre nella Conclusione dell’autore del Decameròn, vero? Più o meno così: care Signore che mi accusate di prolissità e di esser pesante, sappiate che io scrivo per chi ha tempo e voglia di leggermi, e se non avete tempo né voglia pazienza, leggere deve essere una compagnia per chi decide di impiegare il suo tempo leggendo, mentre se ha già qualcos’altro da fare, non si sforzi: il mio lavoro non fa per lui.

Ma veniamo all’argomento del giorno. Il Castello di Masnago, come vi avevo già raccontato alcun tempo fa1, si presta particolarmente ad un itinerario muliebre. In questi giorni l’attenzione è monopolizzata dalla stupenda ricollocazione del pezzo forte dei Musei Civici, la Tamar di Francesco Hayez, di cui hanno lungamente ragionato tutti i media locali: lo avrei fatto anch’io a suo tempo, ma nessuno aveva pensato di invitarmi alla conferenza stampa o alla presentazione ufficiale e così ho ritenuto di lasciar scrivere giustamente chi era maggiormente informato. Ieri mattina finalmente l’ho potuta ammirare: è veramente un dipinto meraviglioso, esposto in maniera perfetta in una sala espressamente dedicata, argomentato nella sua genesi in maniera puntuale da un meticoloso lavoro documentario esposto dalla curatrice Serena Contini.

Non mi dilungo oltre sul tema. L’avvio delle voci femminili del castello origina da Maria Lampugnani2, proprietaria del maniero nel XV secolo, lei medesima cantrice e probabilmente trovatrice3, così come la vediamo raffigurata nella celeberrima Sala degli Svaghi.

Portate i vostri figlioli al Castello: non solo perché il Parco Mantegazza che lo circonda è bellissimo, pieno di alberi secolari e addirittura monumentali, ma anche perché questi spazi raccontano la storia di tanti bambini e bambine. Salite in Pinacoteca e troverete una sala quasi pressoché dedicata, dove la Bambina coi Fiori di Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958) è in gentile colloquio con numerosi altri ritratti infantili. Come vi avevo preannunciato in un altro articolo4, la fanciullina vestita di cielo, identificata con Luce, la figlia del fondatore del movimento futurista in pittura, nel sessantesimo anno dalla sua acquisizione da parte dei Musei Varesini (fu donato da Amelia Bolchini nel 1965), a metà marzo diventerà la testimonial della primavera di Varese alla FONDAZIONE MAGNANI-ROCCA di Mamiano di Traversetolo (Parma) per tutta la durata della mostra “Fiori e giardini nell’arte italiana del Novecento”.5

Bambina coi fiori, circa 1902, olio su tela

Inutile dire che il mio spirito fanciullesco si identifica un po’ con tutte le bambine della sala, in diverse curiosamente sfoggianti una capigliatura ramata. Ad esempio, mi rivedo nel dipinto del celeberrimo pittore scapigliato Tranquillo Cremona (1837-1878), dove due fanciulli colgono violette bianche. La bambina paffutella con lo scialle rosso… potrei davvero esser io!

Tra i fiori – 1871, Tranquillo Cremona, olio su tela

E che dire del ritratto di Margherita Villa bambina dell’intrese Daniele Ranzoni (1843-89)? Risale al 1872/73, ma ci sembra quasi che stia per uscire dalla cornice per farsi una corsetta nel bosco mano nella mano con Luce.

Non voglio tediarvi troppo né spoilerarvi tutta la rassegna. Aggiungo per oggi solo un paio di volti femminili che ancora ci parlano dal tempo, e con il quale mi piace sovente tornare in colloquio (è uno dei pochi lussi che mi concede il mio tesserino di giornalista, l’ingresso gratuito nei musei, ed è per questo che volentieri metto a disposizione le mie visite al gentile e paziente Lettore). Il primo è l’enigmatica Signorina F di Ada Shalk (1883-1957) sembra guardare oltre il velo di tristezza che la costringe nei cupi tratti dipinti: cosa staranno cercando ancora quei grandi occhi malinconici? cosa significherà quel nero della veste? La sua pittrice6 venne definita da Mario Bertolone “una delle più sensibili artiste di Varese”: eppure, dopo la sua morte, poco si è saputo e divulgato di lei. Quel poco che sappiamo nella Varese che aveva eletto sua dimora sin dagli esordi del XX secolo (abitava in via Bernascone, come ci testimoniano alcuni annuari) è contenuto in questo ritratto e in quello esposto accanto, che raffigura forse la medesima persona, fattasi donna, vestita d’azzurro. Sono entrambi doni di Rinaldo Corti, entrambi attribuiti nella targa presente a Masnago al ventennio 1920-40, senza maggior precisione. Arrivano alle Collezioni museali varesine nel 1960, tre anni dopo la morte di Ada. Il volto della signorina F pare ricorra spesso nei suoi dipinti: mi piace pensare che possa essere un autoritratto.

Ritratto in nero o signorina F, Ada Shalk, olio su tela, 1920-1940

Mi congedo con un volto delicatissimo di Lettrice, ritratta da Eleuterio Pagliano – l’autore del famosissimo Sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende conservato a Villa Mirabello, protagonista in armi dei fatti risorgimentali egli stesso, e ancor prima delle Cinque Giornate di Milano – assorta nell’atto di consultare un libro di preghiere, e specularmente con la splendida pala dell’Immacolata Concezione del pittore ligure David Beghé al piano superiore dei Tesori Ritrovati, una superba collezione restaurata ed assemblata grazie ai finanziamenti di Fondazione Cariplo.
Spero che questo percorso d’anima tutto al femminile, dall’Accidia al Canto alla Preghiera consolatrice sia stato di vostro gradimento.

Il libro di preghiere, 1857/58 – Eleuterio Pagliano (1826-1903)
David Beghé, Immacolata Concezione, Collegio Rotondi, Gorla Minore, seconda metà sec. XIX.

  1. Vedi l’articolo Maria, marchesa di Masnago: una nobildonna colta d’altri tempi ci apre il suo castello. – La Voce di Varese ↩︎
  2. Vedi nota 1. ↩︎
  3. Poetessa compositrice e performer delle proprie composizioni. ↩︎
  4. Vedi l’articolo A Santa Lucia la piccola “Luce di Masnago” diventa “testimonial” di Varese – La Voce di Varese ↩︎
  5. La mostra durerà dal 15 marzo al 29 giugno 2025, salvo proroghe ↩︎
  6. Ada Van Der Shalk (31 dicembre 1883/23 agosto 1957), nata a Milano, era la figlia del console olandese. Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Monaco, successivamente in Francia e Olanda, visse e operò a lungo a Varese nella prima metà del secolo scorso in via Bernascone al civico 3 e fu scelta da Margherita Sarfatti per l’esposizione “Novecento” del 1926 alla Permanente di Milano. ↩︎

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