
Quando io prometto di continuare a raccontare nel tempo le opere che vado ammirando nei musei, non lo dico pour parler ma perché per me è più naturale soffermarmi su un singolo quadro o filone e soprattutto più corretto, al di là di un discorso generale che comunque va fatto, per rispettare la dignità e la portata degli allestimenti.
Fra i quadri presentati nel superbo allestimento in fieri ai Diamanti ve n’è uno che forse non è il più celebrato ma che mi sono ripromessa di raccontarvi proprio oggi, giorno di santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti.
Si tratta di un Apollo proveniente dalla Galleria Borghese di Roma e dipinto esattamente cinquecento anni or sono dal grande Giovanni Luteri detto Dosso.

Dovete sapere che questo quadro appartenne a Laura Dianti, la terza moglie del duca Alfonso I, che era già stato sposato in prime nozze con Anna Sforza e in seconde con Lucrezia Borgia. Alfonso I commissionò probabilmente il dipinto a Dosso e ne fece dono nuziale alla Dianti, che era di modesti natali, essendo figlia di un cappellaio, ma che era una fine cultrice delle arti. Il duca artigliere, dal canto suo, non impugnava solamente armi da fuoco ma era anche un abile suonatore di lira da braccio, e si pensa che abbia voluto idealmente pensarsi in quell’Apollo che con la sua musica seduce Dafne, raffigurata a sinistra per chi osserva, mentre come dal mito ovidiano per sfuggirgli si trasforma in alloro (lauro).
Alla corte di Alfonso, grande mecenate, gravitavano non solo pittori, ma anche letterati come l’Ariosto e il Bembo, e anche musicisti.
Fu proprio Pietro Bembo, coinvolto al tempo da un innamoramento platonico nei confronti di Lucrezia Borgia, a presentare ad Alfonso Josquin Desprez e a portarlo a Ferrara. L’autore degli Asolani e dell’opera capitale fondativa della lingua italiana, le Prose della Volgar lingua, di cui celebreremo nel ’25 il mezzo millennio di pattuita esistenza, era infatti un convinto promotore della sorellanza delle due arti, musica e letteratura, che di fatto hanno un’unica genesi e a questo connubio la simbologia apollinea fortemente allude.
Quando andrete a visitare la mostra vi immergerete in un’esperienza di arte totale, venendo letteralmente travolti dal capolavoro dossiano e dalle armonie di Josquin che risuoneranno negli allestimenti.

(nella foto in alto: particolare dell’opera, in cui Dafne/Laura subisce la metamorfosi dell’alloro).
Poscritto. A me, madre di musicisti, nonché cultrice del profondo legame fra musica e poesia, piace pensare che una Laura abbia rifondato la dinastia estense portandola sino a Varese con Francesco III. Oggi è anche il genetliaco di Alfonso II, che non ebbe discendenza diretta e pertanto consegnò Ferrara alla devoluzione papale. Il ramo estense che sopravvive nel ducato di Modena, si coniuga alla casata asburgica ed è tuttora fecondo nella famiglia regnante del Belgio genera proprio da Laura e Alfonso I.

Non mi resta che augurarvi buona Santa Cecilia e, se vi fa piacere, rimandarvi anche a queste due letture a tema musicale che rispolvero per l’occasione.
Maria, marchesa di Masnago: una nobildonna colta d’altri tempi ci apre il suo castello. – Cronache giullaresche (ex Voce di Varese)
Francesca Lombardi è Angelica a Seoul – Cronache giullaresche (ex Voce di Varese)