Riprendo a scrivere. La situazione della De Amicis di Via Aquileja: urgono risposte.

Dopo tanti mesi di silenzio, riprendo a scrivere su queste pagine, non senza un pizzico di emozione.
Non sto a spiegarvi per filo e per segno perché sono sparita. Non ce n’è bisogno. Vi annoierei. Vi dico solo che viaggio molto, studio, ho un po’ da fare. Cose così. Soprattutto, ho avuto un blocco nei confronti di Varese per diverso tempo, che ho preferito colmare impiegando le mie energie altrove. Succede. E anche adesso non è del tutto superato, tant’è vero che ho cambiato il titolo del blog aggiungendo il tema dell’esilio. E’ così che mi sento, ma tutto sommato mi sento bene, adesso.

Esilio non significa per forza essere lontani fisicamente. A volte succede, altre volte lo si è nella propria convinzione di esserlo. Io oggi a Varese c’ero, anzi tornavo dopo tanto tempo in Valle Olona e vedevo la situazione della mia povera De Amicis, chiusa ormai da dodici anni, che speravo – dati i tanti proclami degli amministratori vigenti – fosse in netta ripartenza. Qualche mese fa, in primavera, mi era stata tagliata di netto la cascata di fiori gialli dell’arbusto che era cresciuto sul cancello d’ingresso, con la scusa che si doveva far pulizia per iniziare dei non meglio precisati lavori di rilevamento. Ci ero rimasta male: per me quella è la scuola di Flora, la scuola dei fiori. Avevo mandato giù il rospo confidando in una rapida sistemazione del sito, e invece oggi le immagini che vi riporto e che mi si sono presentate di fronte agli occhi parlano da sole in negativo.

Una replica a “Riprendo a scrivere. La situazione della De Amicis di Via Aquileja: urgono risposte.”

Lascia un commento